da Il tempo di una cometa

Stella N'Djoku

Finisco di compiere i miei
venticinque anni i tuoi
ottantotto incompiuti i suoi
dodici giorni dopo
ancora venticinque.

Come se io tu egli
che poi è lui

avessimo le stesse
linee delle mani.

Come se ieri oggi domani
non fossero luoghi
e fossero qui ora
nei secoli.

 


Forse dall’alto si vede meglio
il codice serrato
le impronte dei gabbiani
sulla sabbia il congiungersi
dei respiri. Tutto ha il senso
dei miliardi di granelli
a formare le conchiglie.
 

 

A metà
tra mare deserto e più su
montagne e foreste

Senza radici
spalle atlantiche
per sopportarne il peso

Non posso contenere
ciò che mi contiene.

 


Eri lì
poggiata a te stessa
un piccolo cumulo di macerie

aspettare i verdetti non è
la fine del mondo
se poi siamo io e te questi alberi
a solcare con le dita
il legno di queste panchine
disegnare gli occhi alle formiche.

È il venti di giugno da oggi
sei libera, lo dice la linea
dritta della schiena
il sorriso
il fico in fiore.

 

 
Dammi un bacio
solo uno.
A me
che prima di te
non ne ho chiesti a nessuno.

 

 
Chi oserà dire eri
e non sei
oggi che è ottobre
e la pioggia che cade
ha milioni di anni di vite
passate.

Rimane il vuoto
i corridoi
l’amore incompiuto
i domani di mai.